Albertengo, una famiglia di panificatori con “le mani in pasta” da circa due secoli.

La tradizione dolciaria nasce soltanto nel secondo dopoguerra quando, sull’onda della grande trasformazione degli anni del Miracolo Italiano, l’azienda salì alla ribalta affiancando al pane la produzione di dolci ed in particolare la produzione del Panettone.

Nell’autunno del 1950, in vista del Natale, Domenico Albertengo iniziò a impastare i primi Panettoni: 300 chili. 

Si era costruito una macchina apposta per farlo. 

L’anno successivo, sull’onda del successo dei primi, ne produsse cinque volte tanti, per 1500 chilogrammi complessivi.

Il Panettone piaceva: un articolo de La Domenica del Corriere del 18 dicembre 1960 metteva in luce come tutti i Panettoni che gli italiani mangiavano in un anno (13 milioni di chili), messi uno sopra l’altro, avrebbero raggiunto l’altezza del campanile di Giotto a Firenze. E soprattutto, nella graduatoria del consumo medio annuo nelle varie regioni, il Piemonte conquistava il primo posto (365 grammi pro capite) davanti a Lombardia (311 grammi) e Trentino Alto Adige (309 grammi).

In pochi anni la produzione di dolci, grazie al costante aumento della richiesta, raggiunse numeri importanti per l’epoca.

Questo costante incremento del consumo dei dolci, fu trainato dalla metamorfosi della visione del consumo degli  stessi non più considerati di appannaggio delle classi agiate ma prodotto della quotidianità.

Gli Albertengo arricchirono la loro produzione con dolci da forno della tradizione e non, in questo contesto iniziarono ad ampliare la gamma dei lievitati tra cui la Colomba che negli anni insieme al panettone divenne il biglietto da visita dell’azienda.